Tante famiglie

09 Dicembre, 2024

Illustrazione: Serena Mabilia

Cosa significa famiglia oggi? Quale dovrebbe essere quella giusta?
Me lo chiedo spesso e in molti me lo chiedete durante le formazioni e le conferenze.
Se dovessi offrire una definizione oggi, direi che famiglia è laddove la sopravvivenza prospera.
Quel luogo, che accoglie vita, spesso la genera anche, e si impegna per la sua tutela.

Da qui si aprono tutte le altre riflessioni, a cascata e disordinate.
In primis quale sia la famiglia da considerare?
Oggi, non credo che possiamo più permetterci di soffermarci su questo punto, ossia di definire in maniera aprioristica in cosa consista quantitativamente e qualitativamente la famiglia partendo dai suoi membri.
Indubbio è che per concepire un bambino servano un uomo e una donna, loro o i loro gameti e fin qui non v’è confusione, né conflitto.
Le agitazioni nascono quando iniziamo a parlare di chi serve per crescerlo questo figlio.
Un padre e una madre?
Due madri o due padri?
Una madre, un cammello e un robot?
Forse sette padri e un merlo indiano.
Magari nessuno, solo Peter Pan e un’isola.

Non voglio entrare nel dibattito di cosa sia la famiglia naturale, perché troverei contraddizioni e incoerenze da qualsiasi punto la prendessi.
Allora torno alla definizione iniziale:
famiglia è laddove la sopravvivenza prospera.

I bambini hanno bisogno di conoscere le loro origini e in contemporanea, mai prima o dopo, ma sono sempre due elementi vitali che procedono simultaneamente, necessitano di persone che li accudiscano amorevolmente e stabilmente.
Amorevolmente, di un amore incondizionato che evita le categorie del “mi piaci se fai…”, “ti amo se sei…”. Ma un amore che sia pulito dalle attese e risponda alla pura gioia di condividere una porzione di vita assieme. Ti amo perché esisti e se anche non esistessi più non cesserei di amarti. Perché l’amore esprime proprio questo, ti amo indipendentemente dalle categorie (capace/incapace, quieto/agitato, vivo/morto, ecc..).
Stabilmente significa che in famiglia, chi decide di generare vita si assume la stabilità emotiva e temporale, di continuarti a crescere portando avanti l’impegno che si è assunto scegliendo di metterti al mondo. I figli non ci chiedono di nascere, siamo noi a metterli tra noi e nostra rimane la responsabilità. Stabili nelle emozioni che significa evitare, e se accadesse sciogliere nodi con terapia e altro, di essere degli ascensori emotivi, delle montagne russe sentimentali e comportamentali.

In assenza di stabilità che vi sia verità almeno.
In assenza di verità che vi sia stabilità almeno.
Entrambe assieme generano individui in equilibrio e senno.
Zoppe, generano possibili nevrosi.

E allora cosa ne penso della famiglia?
Che le famiglie son tante quante le nostre storie.
Che le famiglie sono basate su una gerarchia generazionale, che non deve mai essere di potere ma di tutela.
Che le famiglie richiedono necessariamente che gli adulti facciano gli adulti, in modo da concedere ai bambini il diritto di essere bambini.
Penso che i bambini non vadano mai usati per rivendicare diritti personali, se ci metto in mezzo la vita di un altro non è più diritto. La famiglia è più un luogo di doveri che di diritti, se la guardiamo dalla prospettiva adulta.
Penso che se c’è chiarezza per i bambini sia più semplice, molto più semplice crescere.
Penso che chi decida di chiamarsi famiglia debba esser sicuro di non star giocando una partita a ruoli confusi con un bambino in mezzo. Se sei la compagna del padre dei bambini non sei la madre, ma rimani la compagna del loro papà. Se tuo fratello è morto e stai crescendo tu i suoi figli, rimani lo zio, non il padre.
Se stai crescendo un bambino adottato, potrebbe chiamarti mamma ma anche no. Potrebbe chiamarti per nome e, forse, decidere un giorno di ringraziarti per avergli offerto delle opportunità di crescita e rielaborazione della propria storia d’origine e maggiorenne scegliere di andare a indagare sulle sue origini attraverso un viaggio verso le sue radici biografiche.

Penso che quando parliamo di coppie omosessuali forse, dovremmo anche contemplare chi è cresciuto con una madre e una nonna, o con un padre e un nonno.
Così come quando parliamo di famiglie allargate dovremmo prendere in considerazione i bambini che crescono con una tata mentre i genitori lavorano, o quelli che vengono lasciati a scuola dalle 7:30 alle 18:00 e con i genitori biologici passano solo una a due ore al giorno, quando va bene. Non sono anch’essi forse frutto di un rimescolamento di ruoli e presenze?

Se poi allargo il panorama alle politiche sociali, penso che la famiglia vada protetta, non pretesa.
Che se dobbiamo lavorare come schiavi, con la certezza che le pensioni saranno un poema epico che racconteremo ai figli nelle notti di blackout, forse hanno ragione quelli che decidono di non farli più.
Pochi giorno fa ad una presentazione del libro, una persona rispondendo ad una mia riflessione sul fatto che un bambino non potesse passare 10 ore al giorno all’asilo nido tra tempo scuola, anticipi e posticipi, ha detto “E allora non facciamole lavorare più le donne! Richiudiamole di nuovo dentro casa!”.
La soluzione non è questa, ma forse immaginare che se hai un figlio non ti si possano chiedere turni notturni o orari incompatibili con le tue responsabilità genitoriali.
Forse iniziare a sostenere chi fa figli e si barcamena oggi giorno tra corse a ostacoli e triathlon lavorativi sarebbe un atto dovuto. Quando dico sostenere non immagino solo con soldi, ma soprattutto con il tempo da poter utilizzare per stare con loro.

Quindi da pedagogista, vi dico, fatevi un po’ la famiglia che vi pare, come rispettando sempre i bambini e la loro delicata essenza e decisa vitalità.

Ve lo dico con la voce e l’esperienza di chi ogni giorno sta nella sofferenza dei bambini e dei ragazzi, ma anche degli adulti che cercano di recuperare le loro storie per sanare ferite.
Ve lo chiedo gentilmente, dalla parte dei bambini.
Abbiamo bisogno di famiglie responsabili, amanti della vita e desiderosi di proteggerla.
Abbiamo bisogno di pensare oltre a noi stessi, di ragionare con un’ottica più ampia, da sciame.
All’umanità servono bambini cresciuti in armonia e rispetto, non so se il mondo abbia bisogno di noi ma tant’è, siam qui e se dobbiamo riprodurci facciamolo per bene.
Che poi la soluzione se tutto questo non vi interessa c’è sempre, ne avevamo parlato qua.

Mi piacerebbe raccogliere le storie delle famiglie, creative, varie, strepitose che ci sono.
Se vi va di candidarvi per un’intervista compilate questo form e vi ricontatterò.





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