diario estemporaneo di un viaggio solitario. 1° parte

25 Agosto, 2021

Questa notte ho provato nostalgia verso il periodo del lungo viaggio tra serpenti indiani e squali californiani, la nostalgia del cammino che si srotola come gomitolo, del diario da scrivere e degli articoli che si fanno libro da sè.
Li scrivevo nei posti più disparati e di ciascuno conservo l’odore, la luce e il tepore dei vestiti, da quelli indiani che cingevano la mia vita ai piumoni nei quali affondavo quando l’America era troppo fredda.

Che diario di nuovo sia.

Sono le 3:30, sono sveglia dalla gioia di esser viva e voglio mangiare ogni singola briciola di queste giornate che mi sono presa, con fermezza, paura e un po’ di egoismo, se così vogliamo chiamarlo.

Sono in un hotel 4 stelle, 3 giorni mi costano più di un mese di affitto e l’ho fatto a cuor leggero perchè mi merito tanta bellezza, perchè i soldi vanno e vengono e tutti quelli spesi per farsi del bene sono un investimento che il cosmo ti restituisce sempre con gli interessi.

Sto scrivendo da una bellissima poltrona di velluto rosso vinaccia, soffice come una nuvola, sono appoggiata ad un tavolo di legno scuro, mi hanno fatto trovare un bollitore, sono certa che sia così per ogni stanza, ma per oggi fingerò di averlo ricevuto come benvenuto perchè chi mi vuole accogliere lo sa, che con un buon thè e un bagno caldo io sono a casa, e nulla in più può ripristinare il mio benessere.

Premetto che questo non è un articolo di pedagogia, potrei infilarla qua e là per deformazione abitudine, ma è piuttosto un bisogno di scrivere per chi sono e basta, per la me umana che tra i tanti lavori che fa è una creatura che tra le tante, e come le altre, sopravvive con tentata dignità e infinite risate, agli eventi della vita senza ostacolarla mai, quasi mai.

Pertanto se state cercando la pedagogista qui non la troverete, o meglio, troverete quel che c’è dietro la tenda, come nel mago di oz, una donna.
Se state cercando di curiosare nella mia vita, non troverete più di quel che io voglia mostrare.
Ma se state cercando un po’ di sincerità e una lettura senza velleità intellettuali ma una leale condivisione e riflessione sulla vita proseguite senza indugio.

La prima cosa da mettere agli atti è il perchè io sia partita, spiegazione che può spiegare molte cose di come intendo la vita e danzo con lei.

Per tutta l’estate alla domanda “Quando vai in ferie?”, la mia risposta è sempre stata, con un sorriso sfacciato, “Mai! Lavoro sempre. Io ci vado a novembre in ferie”.
Rispondevo così perchè le cose da fare erano tante, perchè mi piace la complicità con i luoghi e gli eventi quando non sono nel picco della loro attrattiva e le persone che li vivono e frequentano non sono ancora arrivate o sono già andata via.
Un po’ come scrivere alle 3:30 di notte, quando attorno è tutto silenzio, la coppia che dall’altra parte della camera ha terminato il suo amplesso ostentatamente dichiarato a tutti noi (ci scommetto che non ero l’unica a pensare “eddaje, non fare l’eroe proprio stasera che c’è gente che vuole dormire!”) ormai è sprofondata nella resa del sonno che separa noi umani, ci separa tra noi e dalla illusoria realtà.
Io, la poltrona di nuvole e vapori di thè e il ragazzo della concierge che un po’ ridendo mi ha detto che non sussiste condizione per l’apertura anticipata del bar il fatto che io alle 3 del mattino abbia voglia di scrivere nella terrazza panoramica, siamo noi in questa porzione di mondo qua.
Quei pochi che bastano per sentirsi intimi ma mai soli.

Ero al diniego delle ferie.

Questo fino a lunedì, l’altro ieri per intenderci.

Non perseguo nessuna religione, nessun credo e ho una spiritualità tutta mia che prega più la vita che c’è che quella che non si vede. Santo geco, santa corteccia, sante stelle e dio sole, santo tu e santa io. Tutti beati e divini siamo.

Credo che siamo immersi in correnti oceaniche che sono il flusso della vita che ci trascina, e quando ci concediamo il lusso di entrare dentro una di queste fa tutto lei, la vita, e ci trasporta con forza e ci mette di fronte tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Si manifesta con le intuizioni, le sincronicità e i sogni.

I sogni, loro da sempre, hanno la mia devozione.
Il mio mondo onirico è sempre stato articolato e sconfinato, una sorta di dimensione parallela nella quale sono perfettamente lucida.
Ricordo centinaia di sogni, da quando ero piccola ad oggi.
Quando sogno ho chiaro che sto sognando e penso a chi raccontare il sogno quando mi sveglierò e cosa dovrò fare il giorno dopo, insomma, manco quando dormo mi concedo le ferie.
Ho due aree mnemoniche, una che riguarda le esperienze da sveglia e una che riguarda quelle sognate.
Spesso riprendo i sogni da dove li avevo lasciati e non di rado vivo delle premonizioni oniriche, mi vengono raccontati fatti ed eventi che poi accadono esattamente come descritti.
Per questo chi mi sta accanto me li sente raccontare spesso perchè siamo tutti in grado di dire “ma questo io l’avevo già sognato”, ben diverso è quando qualcuno dice “ma non è esattamente il sogno che mi avevi raccontato quello che sta avvenendo?”.

Un po’ per gioco, un po’ per curiosità li narro e seguo quel che arriva da loro.

Non pensate a rivelazioni pazzesche tipo segreti di Fatima o profezie riguardo avvenimenti precisi cosmici, a volte c’è qualcosa di più grande ma spesso si tratta di cose quotidiane.

Che poi secondo me non c’è nulla di strano in tutto questo, credo siano solo delle anticipazioni di qualcosa che qualcuno ha pensato di dirmi o fare che essendo già stato prodotto quanto meno nella testa di qualcuno, circola in questo vuoto che ci separa, e che invece pieno di particelle è, e la mia mente come una ragnatela raccoglie quelle impressioni come moscerini che nuotano nell’aria.

Adesso non mostrate questo a qualche fisico che sennò mi viene a cercare per schiaffeggiarmi perchè potrei aver distrutto secoli di studi e teorie e neanche a qualche santone o guru che al massimo gli posso prevedere quando gli arriverà una raccomandata dall’agenzia delle entrate e non la fine del mondo.

Ma adesso ve lo racconto quel sogno di lunedì:
è mattina e sono ad Osimo.
Mi arriva una chiamata di lavoro da San Francisco e mi dicono che devo partire immediatamente, un biglietto last minute al costo di 40 euro mi permette di salire su un aereo in partenza alle 14:00.
Tra mille peripezie riesco a partire, arrivo a San Francisco e mi portano in una stanza di albergo stupenda, solo che quando mi affaccio dal terrazzo della mia camera scopro che quella che vedo è Firenze.
Ricordando che a Firenze c’è una libreria stupenda propongo ai miei compagni di viaggio di andare e così accade.
Ora vi risparmio tutto il sogno completo perchè questi erano gli unici elementi che in questo momento mi interessa raccogliere.

Appena mi sveglio cerco un volo last minute per San Francisco scoprendo quello che era ovviamente ovvio, a 40 euro al massimo ti puoi permettere una dozzina di snack sull’areo o un modellino di boeing con su scritto California.
Allora mi dico che forse stavo capendo male e che dovevo andare a Firenze.

“Dovevo” è usato con cognizione di causa, perchè quando i sogni hanno la qualità densa e reale come quello raccontato, significa che li devo seguire, o così me la racconto.
Della fede nei confronti dei bambini e dei sogni metto poco in discussione.

Con la risolutezza che mi contraddistingue scelgo l’albergo.
Specifico che a risolutezza dovreste farvi una risata perchè non sono risoluta nella vita, faccio una gran fatica a scegliere quando ho delle opzioni davanti.
Quindi specifico.
Con la risolutezza che mi contraddistingue, in sole 3 ore, scelgo l’albergo.

E torno a lavorare per fare tutto ciò che il lunedì ha previsto per me.

Alle 19:12 mi arriva un sms.
Il prefisso era evidentemente straniero ma non sapevo da dove provenisse.
Leggo il testo e mentre gioco con Amedeo con il galeone dei pirati, scoppio in una risata e chiamo subito chi sapeva del mio sogno per dirgli “Te l’avevo detto!! Mi hanno appena scritto da San Francisco e mi vogliono parlare di un lavoro”.

Giuro che è andata così, non sto romanzando nulla, croce sul cuore.

E quindi ho pensato che se in tempi così rapidi il sogno si era manifestato chissà cosa sarebbe potuto accadere una volta arrivata a Firenze.

Così senza troppo averlo pensato ecco le mie ferie.

Dopo un appuntamento di lavoro, una valigia fatta al volo, miglio e lenticchie messe dentro un bento dei bambini, corro in stazione a prendere il mio treno verso “quel che deve essere”.

In ordine durante il viaggio scopro che:
– i bagni della stazione di Faenza sono pulitissimi e se siete nei paraggi vi invito ad andarci a fare la pipì e convenire con me che sono davvero dignitosi;
– ho imparato a comunicare con la telepatia oppure sono davvero molto eloquente con gli sguardi da sopra-mascherina perchè quando l’indiana seduta vicino a me ha picchiato suo figlio e mi ha guardata cercando di dirmi che il figlio era un casino il mio sguardo severo verso di lei e empatico verso il bambino l’ha spinta ad alzarsi e andare un vagone più in là. Un po’ mi spiace che si sia spostata ma non sarei riuscita ad assistere ad altri pestaggi;
– il tragitto in treno da Faenza a Firenze possiamo descriverlo come un’unica grande galleria dalla quale ogni tanto il treno tira fuori la testa per mostrarvi scenari bucolici e darvi l’illusione che potete fare una telefonata. Non fatela, la telefonata. Sarebbe davvero frustrante e inutile;
– le persone attorno a me quando è iniziata la galleria a intermittenza si sono addormentate tutte e le mie opzioni sono state: 1. o non sanno cosa fare senza il telefono funzionante e collassano tutti insieme come quando nei presepi motorizzati diventa notte e tutti i pupi si fermano, 2. oppure l’essere umano se esposto al mondo sotteraneo collassa per misteri che i fisici di prima, se ancora vorranno rivolgermi parola, potranno spiegarmi.

Ma adesso sono le 4:30 , mi sta venendo un po’ di sonno e questo è un testo onesto e non letterature profonda, quindi ve lo devo dire, adesso il racconto diventa precipitoso perchè voglio chiudere.

A Firenze ho scoperto che il mio albergo è incredibilmente vicino alla stazione, più vicino di quanto avessi immaginato, la libreria che adoro e che avevo sognato è incredibilmente vicina all’albergo dove dormo, scrivo di notte e importuno chi sta alla concierge con telefonate notturne.
Dietro l’albergo c’è una pizzeria senza glutine, e per me che non posso mangiarlo è un’oasi nel deserto.
Ho il frigobar a uso illimitato, quindi ve lo dico, ma non lo dite ai miei figli nè ai vostri.
Per cena ho mangiato pizza e bevuto coca cola, in mutande sul letto guardando una serie televisiva.
Poi ho anche letto e estinto i miei sensi di colpa* leggendo roba seria, ma la parentesi adolescenziale mi è piaciuta un botto (scusate, ancora qualche stralcio).

La libreria.
Alle 18:00 ero lì e da lì ho avuto una chiamata con San Francisco mettendo una chiusura al cerchio del sogno. Eh sì, quello che mi è stato proposto non è un lavoro, ma è un sogno e qui si intreccia la lingua con la realtà.
Ho sognato dei luoghi, ho seguito le coordinate come in una missione e mi è stato regalato un sogno.
Che realizzeremo, ne sono certa, californiana misteriosa, se leggi sappi che, oltre alla mia gioia incontenibile, che ti assicuro era tutta dovuta a quel che mi dicevi e non al vino che sorseggiavo, io ci sono e qui lo scrivo perchè ora abbiamo anche un dovere verso chi legge: realizzare questo sogno e raccontarlo.
Perchè dobbiamo, perchè Firenze ci protegge, perchè è qualcosa di grandioso, perchè lo dobbiamo a noi, ai bambini, alle famiglie, al dio sole e all’umanità intera.

Questo non è voyeurismo ma una promessa verso tutti voi.
Lo realizzeremo e ve lo racconteremo.

Prima avevo messo un asterisco su senso di colpa ma è troppo tardi e ve ne parlo domani notte.
Perchè è importante, perchè serve del tempo per spiegare cosa volevo aggiungere, perchè se alle 7:00, appena apre, non sono sul terrazzo riposata cosa ho importunato a fare il tipo della concierge?
Sarà mica senso di colpa pure questo??

Ora io vado a letto ma voi mettete un asterisco su Todo Modo, perchè lei è proprio bella, loro davvero accoglienti e ironici, il bistrot necessario e le verdure nella coppa gelato rincuoranti.

Buonanotte

ps: oggi sono partita con una maglietta a righe bianca e gialla, mia madre appena arrivata mi ha mandato una foto di una mia maglietta identica, senza sapere che ne avevo indosso una uguale, di quando implume andavo al nido.
Che significa questa coincidenza mi ha chiesto.
Mamma non lo so, direi che la bambina che sono mi manda benedizioni per la mia scelta di prendermi del tempo o forse che le righe bianche e gialle mi stanno particolarmente bene.
Però stanotte ho sognato che tu avevi avuto una storia d’amore con Giorgio Gaber, non è che devi dirmi qualcosa?

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